NEPAL TAMUR RIVER
Nepal 2017 spedizione
Trekking e Rafting Hmalaya
TAMUR RIVER ADVENTURE
Siamo partiti a novembre 2017, eravamo in quatto: di Rockonda, io, Fabio, Michele, Giorgio e Paolo Roverani di Canyon Park. Il nostro viaggio inizia a Milano, volando con il bellissimo Airbus A380 della compagnia Emirates. Dopo 18 ore di viaggio, inclusi due scali, atterriamo a Kathmandu.
Kathmandu è fantastica, emozionante, unica. Una città formicaio dove non c’è mai tregua: caos cittadino, traffico incessante, ma anche un’atmosfera che profuma di avventura. Ovunque si respira l’aria delle grandi spedizioni, degli scalatori che arrivano da ogni angolo del mondo. Ogni passo è un’emozione.
Questa città, che conta circa 1,5 milioni di abitanti, è il cuore culturale, religioso ed economico del Nepal. Kathmandu è nota per essere un importante centro religioso per l’induismo e il buddhismo, ospitando siti sacri come il tempio di Pashupatinath e lo stupa di Boudhanath. La maggior parte della popolazione vive di agricoltura, commercio e turismo, mentre artigianato e tessitura rappresentano altre importanti fonti di reddito. La storia della città è intrisa di miti e leggende, e camminare per le sue strade è come fare un salto indietro nel tempo.
Visitiamo la capitale per due giorni, esplorando luoghi simbolici come la storica e bellissima Basantapur. Questa zona è piena di monasteri e sculture sacre, un luogo affascinante che sembra trasportarti su un altro pianeta.
Il terzo giorno prendiamo un volo per raggiungere le pendici dell’Everest. Da lì ha inizio il nostro trekking, accompagnati dall’incredibile supporto degli sherpa. Il trekking dura cinque giorni: ogni sera montiamo le tende in un luogo diverso, sempre sotto lo sguardo maestoso dell’Everest.
Spesso il trekking si è rivelato ostile e duro. Solitamente percorrevamo 4-5 ore al giorno, attraversando montagne e foreste incantevoli. La discesa sembrava non finire mai: ci siamo dovuti fermare spesso per riposare le ginocchia e le gambe. Fortunatamente, l’organizzazione era perfetta in tutto. Durante la discesa ci siamo fermati a visitare piccoli villaggi di agricoltori e contadini, che ancora oggi coltivano manualmente riso, legumi e verdure di ogni tipo. La loro gentilezza e il sorriso nel vederti erano una gioia immensa, capace di rigenerarti e darti la forza per continuare.
Le notti in tenda erano magiche: il cielo talmente stellato e unico sembrava farti volare tra le costellazioni. Intorno, solo qualche piccolo focolare nei villaggi vicini. Si mangiava sempre qualcosa di fresco e buono grazie agli sherpa, che portavano con sé una cucina da campo e un frigorifero con pareti di ghiaccio per conservare il cibo.
Raggiunta la valle, ci siamo preparati per affrontare 130 km di rapide. Sì, hai capito bene: 130 km di rapide, percorsi in sei giorni con una media di navigazione di 4-5 ore al giorno. Le rapide erano per lo più di 3°, 4° e 5° grado, con volumi d’acqua impressionanti che raggiungevano i 300 metri cubi al secondo: una vera e propria autostrada a quattro corsie che si muoveva come un treno.
Il Tamur, il fiume che abbiamo navigato, nasce ai piedi del monte Kanchenjunga, la terza vetta più alta del mondo. Il suo percorso si snoda per circa 131 chilometri prima di confluire nel Saptakoshi. Questo fiume attraversa valli profonde e scenari mozzafiato, creando rapide impegnative e spettacolari, un vero paradiso per gli amanti dell’avventura.
Lo staff di Totem Adventure era preparato e rassicurante in ogni momento. Le guide, capitanate dall’amico Davide Alemanni, non erano semplici guide rafting: erano veri campioni di guida. Appena partiti, la prima rapida ci ha subito messo alla prova, facendoci cadere parzialmente in acqua. Io e Fabio abbiamo percorso circa 500 metri nell’acqua, aggrappati alla corda perimetrale del gommone in certi momenti per fortuna. Tornati a bordo, ci siamo guardati seriamente, come se avessimo visto un mostro. In realtà, non era un mostro, ma il Tamur che ci ha fatto capire di che pasta è fatto!
Finite le sessioni di navigazione giornaliera, iniziava il montaggio del nostro accampamento. C’erano le tende per dormire, le tende per i materiali e il focolare che ci scaldava durante le notti gelide, con temperature che scendevano fino a 0 gradi, mentre di giorno si arrivava a 25 gradi. La cena era sempre attorno al fuoco, un momento speciale in cui ci scambiavamo i racconti della giornata: i momenti più emozionanti delle rapide, i viaggi, le avventure e le sfide affrontate sul fiume.
L’ultimo giorno abbiamo affrontato la rapida di HSCRAM, classificata di 5° grado e considerata una delle più forti al mondo. Prima di percorrerla, abbiamo effettuato uno scouting molto approfondito per identificare le linee giuste. Con il coraggio a mille e i safety kayak piazzati, abbiamo affrontato la rapida perfettamente. Non vi nascondo che è stata un’emozione fortissima. Personalmente, ho esultato come un kayaker che vince la medaglia olimpica. L’emozione di completare questa ultima rapida, dopo sei giorni di navigazione, è stata così intensa da farmi ridere e piangere contemporaneamente.
Successivamente, sempre navigando, siamo arrivati alla confluenza con il Saptakoshi, il fiume che raccoglie ben sette corsi d’acqua provenienti dalle impetuose montagne dell’Himalaya. Il Saptakoshi, quasi in pianura, è circondato da maestose montagne e ci ha condotto alla città di Kosi, al confine con l’India. Qui siamo sbarcati, accolti dal villaggio e dal nostro autobus che ci avrebbe riportato a Kathmandu.
Il viaggio di ritorno è durato 12 ore su strade cittadine, per lo più sterrate e tortuose. Una volta raggiunta la capitale, abbiamo trascorso l’ultima notte insieme, celebrando con una cena speciale il grande successo della nostra spedizione. Dormire in un comodo letto d’albergo è stato il coronamento perfetto di questa incredibile avventura.
Questo viaggio non è stato un viaggio qualunque, ma qualcosa di indelebile. Un’esperienza unica che rimarrà per sempre nei nostri cuori, arricchendo profondamente ognuno di noi.
Daniele Corsi.
“LA VITA È UN VIAGGIO E CHI VIAGGIA VIVE DUE VOLTE”